Tibor Szemenyey-Nagy
Il tocco
Mostra antologica dello scultore ungherese Tibor Szemenyey-Nagy
Dal 15 ottobre al 20 novembre 2016
Vernissage: sabato 15 ottobre 2016 alle ore 18Organizzazione generale e Direzione artistica: MAURO SPIGAROLO
a cura di
Enrica Feltracco
Massimiliano Sabbion
Lorenzo BertoPALAZZO FINCO
Via Zaccaria Bricito 32
Bassano del GrappaOrari:
dal martedì a venerdì 17-20
sabato e domenica 9.30-13 e 16-20Ingresso libero
Il tocco è l’emozionante e a tratti “mistica” mostra antologica dello scultore ungherese Tibor Szemenyey-Nagy, sponsorizzata da Ca’Vè Caffè che si terrà a START – Spazio Culturale (Palazzo Finco) spazio che da febbraio 2016 ospita progetti culturali ed espositivi di rilievo nel contesto della città di Bassano del Grappa.L’evento che inaugurerà sabato 15 ottobre a cura di Enrica Feltracco, Massimiliano Sabbion e Lorenzo Berto illustra la lunga carriera di Tibor Szemenyey-Nagy attraverso l’esposizione delle sue opere più significative.
Tibor Szemenyey-Nagy nasce nel 1953 nel piccolo comune di Pápateszre dove la sua vocazione artistica prende avvio fin da giovane nello studio pittorico del nonno. Una componente importante della sua formazione è la musica classica, negli anni ‘60 inizia a studiare pianoforte al conservatorio di Nagykanizsa.
Artista di fama internazionale ha viaggiato in tutta Europa e in Sud America per fare ritorno in Ungheria nel 1990, dove attualmente vive e lavora.
Vincitore del primo premio per la scultura alla Biennale della Slovenia (1993), Tibor Szemenyey-Nagy vede esposte le sue opere in istituzioni museali in tutto il mondo, da Amburgo a Budapest, da Rouen a Graz e presso la Fondation Jean Arp di Rolandseck, inoltre nel 2015 la sua opera Porta Celeste è stata esposta all’Expo di Milano 2015 – Aquae Venezia.Ha partecipato alla grande rassegna “Immagini cosmiche nell’arte del XX secolo” (1983-1984) in molti musei del mondo, dal Musée National d’Art Modern di Parigi alla Galerie Paula Cooper di New York, dalla Tate Gallery di Londra al Tel Aviv Museum, accanto a Boccioni, Balla, Moholy-Nagy, Rothko, Mirò, Beuys, Calder, Max Ernst, Kandinsky, Paul Klee, Yves Klein e Rodtschenko, per citarne solo alcuni.

Alcune riflessioni dei curatori della mostra:“A me pare che la parola chiave dell’opera di questo artista, che scelse l’esilio e la libertà – un’altra endiadi fondante? – sia equilibrio: non certo nel senso di raggiunta staticità, ma anzi di perenne tensione di una condizione sempre sul punto di rompersi e dissolversi: quel bilanciamento o quella compensazione tra forze contrarie e dirompenti che sceglie la forza e il silenzio.
Un equilibrio che si nutre di una scelta cromatica violentemente «arcaica»: le sue superfici non rivelano la scelta di un «non-colore» primigenio e «in attesa di», ma sembrano portare su di loro la memoria di tutti i colori che il tempo ha trascinato via con sé.”
Enrica Feltracco
“L’arte di Tibor è votata alla ricerca della verità più autentica, utilizzando materiali naturali come fiori e ferro senza alcun trattamento né intenti simbolici, o all’indagine “scientifica e spirituale” dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo nelle sue sculture e installazioni più famose. Pilastri della poetica di Tibor sono Dionigi l’Areopagita e Bernardo di Chiaravalle. Il primo poiché punto di giunzione tra la cultura filosofica greca con i suoi affascinanti miti (si pensi a re Mida) e il cristianesimo, il secondo per aver portato avanti con profondità l’eredità di san Dionigi. Entrambi, infine, per la forza morale e spirituale che ancora oggi emanano, la medesima che possiamo scorgere nelle sculture di Tibor, le cui vicende familiari (il regime comunista esiliò lui e i suoi cari per le origini nobiliari della madre) non ne hanno scalfita la tempra.”
Lorenzo Berto
“L’atto fisico dell’artista nel creare l’opera assume un’importanza corporea unica dove il materiale si proietta nella conformazione e nella trasformazione, un cibo per l’anima stessa.
L’importanza che la corporeità del materiale assume nella creazione di un atto così fisico, è data dal contatto che l’artista proietta nel plasmare, scolpire e trasformare l’elemento primordiale per cui la materia con la quale lavora si tramutata in una vera voce che aspetta solo di uscire ed essere ascoltata. È un muto dialogo di percezione quello che accade poi, tra mondo onirico e sacrale che si trasportano verso un infinito dialogo tra autore, opera e lo spettatore, testimone attivo dell’atto accaduto.”
Massimiliano Sabbion


TIBOR SZEMENYEY-NAGY
Biografia